Giovanni Pascoli è
stato un poeta Decadente - un movimento artistico e letterario sviluppatosi in
Europa tra la seconda metà dell’Ottocento e l’inizio del Novecento - e come lui
Gabriele D’Annunzio, ma possiamo notare che tra di loro ci sono molte
differenze; già notabili dalla loro vita. Giovanni Pascoli ha avuto una vita
abbastanza riservata dovuta anche ai numerosi lutti familiari, tra cui
l’assassinio di suo padre del 10 agosto 1867 , da cui nascono le sue teorie del
nido e del fanciullino, la teoria del nido che simboleggia la famiglia e viene
visto come un luogo caldo e protettivo, è il tentativo di recuperare l’età
d’oro, ovvero dell’infanzia, inoltre, sostiene che in ognuno di noi c'è un
fanciullino, uno spirito sensibile che consiste nella capacità di meravigliarsi
delle piccole cose. D’Annunzio al contrario di Pascoli, ha avuto una vita
raffinata. È un uomo di azione, è l’incarnazione della sua teoria del superuomo
e possiamo vederlo anche dal suo intervento nella Prima guerra mondiale in cui
con l’impresa di Fiume diede voce al malcontento popolare per la “vittoria
mutilata”. Nelle sue opere Pascoli tratta di temi semplici attraverso il
ricordo dei defunti e la poetica del fanciullino, ha un linguaggio suggestivo e
ricco di simboli e esprime angoscia e paura suscitate in lui dal capitalismo,
mentre D’Annunzio celebra il culto del bello attraverso un linguaggio prezioso
e di alto registro. Il poeta vate (poeta sacro) celebra la natura come simbolo
di energia vitale.
Queste differenze tra i
due poeti si riversano inevitabilmente anche nelle loro opere. Esempi lampanti
sono la Myricae di Pascoli e l’Alcyone di D’Annunzio. Per quanto riguarda la
prima, che è la prima raccolta di poesie di Pascoli, vediamo che è ispirata
alle cose umili con temi familiari creando un quadretto di vita quotidiana. In
questa raccolta sono comprese “Novembre”,che tratta del contrasto tra la vita
(cioè la primavera) e la morte (cioè l’autunno), e “X Agosto”, che Pascoli
dedica al padre. L’Alcyone è invece il più famoso libro di poesie di D’Annunzio
e comprende 88 liriche, contempla la natura e fonde l’uomo con essa, il famoso
panismo dannunziano (una percezione profonda del mondo esterno che crea una
fusione tra la natura e l’uomo. D’Annunzio vede la natura come un’entità viva
con la quale l’uomo deve fondersi). La poesia più importante dell’Alcyone è “la
pioggia nel pineto” che esprime al meglio il panismo di D’Annunzio.
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