giovedì 9 giugno 2016

Laboratorio tecnico: Il sito web

Per creare una pagina web, bisogna prima di tutto scegliere se avere una soluzione gratuita o a pagamento.
·        Soluzione gratuita: è possibile utilizzare servizi gratuiti che permettono di creare pagine web senza spendere nulla, come in questo caso in cui ho usato “blogger” per creare questa pagina web.
·        Soluzione a pagamento: si compone di tre passaggi; nel primi dovrai acquistare il sito, poi sarà possibile realizzare la propria pagina web senza altre spese.
Ha il vantaggio di essere indipendente da chi ospita le tue pagine e di avere la massima libertà nella grafica e nella progettazione. I tre passaggi sono:
§  Registrare un dominio
§  Scegliere la piattaforma di pubblicazione
§  Imparare a scrivere dei contenuti che portano visite
Il dominio porta il nome scelto e ospiterà la pagina web. In internet esistono vari tipi di dominio, che terminano tutti con un’estensione come .com, .it, .de, .net, .org ecc. I domini .org rappresentano le organizzazioni, i .gov vengono utilizzati dal governo, i .net che rappresentano una rete di contenuti collegati e i .edu che rappresentano siti dediti all’educazione.
Tutto ciò che bisogna fare per registrare un dominio è recarsi su un sito tipo “register” e verificare se il nome scelto è disponibile o è già occupato. Il prezzo per la registrazione di un dominio varia dai 10€ a 50€ all’anno ed è normalmente compreso di hosting. L’hosting è lo spazio che viene acquistato sul web dove viene costruito il sito web che potrà poi essere visitato digitando il nome di dominio corrispondente. Gli hosting si differenziano per quanto spazio ci danno, a quante pagine web ci lasciano inserire nella loro “casa”. Un’altra differenziazione è quella della banda a disposizione: questo parametro è indicativo di quante persone possono collegarsi contemporaneamente al nostro sito web senza rallentarlo.
Creare una pagina web senza una piattaforma di pubblicazione è impossibile. Esistono piattaforme, ossia programmi pensati per internet, come wordpress, movable type, html (Hypertext Markup Language), http (Hypertext Transfer Protocol) che ci consentono di scrivere e pubblicare le pagine sul web come se stessimo scrivendo su un foglio di word.
L’ultima cosa da fare è imparare a scrivere sul web. Nel web la gente vuole sapere subito quello che abbiamo da dire, senza giri di parole: già dal titolo bisognerebbe capire di cosa si sta parlando. Bisogna scrivere in maniera chiara e facile ma con buoni contenuti
Nella costruzione della pagina web è necessario saper inserire contenuti fotografici.
Quando il nostro sito sarà pronto, dovremo far sapere al mondo che ci siamo tramite i motori di ricerca come google, bing o yahoo. Se si desidera creare una pagina web gratuitamente, è possibile scegliere tra vari siti, ma bisogna ricordare che non ci permetterà mai di raggiungere il traffico web che potremmo ottenere con un sito di nostra proprietà. Se stiamo pensando ad una pagina web come blog personale potremmo utilizzare la piattaforma “Blogger” di Google, come ho fatto in questo caso. La mia pagina web, dunque è un blog personale, sul tema della mia tesina, ovvero il carattere come font, lettering o carattere della personalità.    
Purtroppo il blog di google ci permette di utilizzare solo alcuni font che non sono la massima espressione di carattere di personalità, cioè:
·        Arial
·        Courier
·        Georgia
·        Helvetica
·        Times
·        Trenuchet
·        Verdana

Questa limitazione è dovuta per far si che la pagina non cambi font quando verrà aperta su un computer diverso. 

Introduzione Inglese

Il carattere è la definizione grafica delle lettere dell’alfabeto, dei numeri, dei segni e dei  simboli. Nella sua evoluzione storica, può essere di legno, di lega metallica. Ognuno di noi, scrivendo con la propria grafia, crea un font che identifica la propria persona quasi fosse una firma. Fin dall’antichità, la lettera scritta a mano è sempre stata un mezzo di comunicazione. Tramite la grafia e il carattere usati nelle lettere, si poteva riconoscere la personalità e lo stato d’animo del proprio autore.

Inglese: Handwriting and Typing - A matter of character

Letters have always been a means of communication in the past. By hend-written letters, can recognize the author and undertand his personality. there is a branch which studies this field, Graphology. When typography was born, how to write is changed. Types were considered anonymous than hand-writting, but over the centurys, types has became sophisticated area of graphic. Graphic designer uses them as a means of communication. Even if digital, his writing can be unique as the hand-written text of the past.

Introduzione Storia: Lettera di un soldato al fronte

Questa è una lettera risalente alla Prima guerra mondiale. Giuseppe Serpone venne arruolato nel 1915, all’età di 22 anni. Il giovane trascorre un iniziale periodo di addestramento a Chieti per poi giungere nella zona di guerra nell’aprile del 1916 e morì il 6 giugno 1917. Giuseppe Serpone scrisse circa 15 lettere e cartoline descrivendo la vita di trincea, la sua angoscia per una pace che non arrivava e il dolore per il distacco dalla moglie e dai suoi genitori. 

Storia: La Prima guerra mondiale

Il 1914 è l’anno dello scoppio in Europa della Prima guerra mondiale, chiamata “Grande guerra” per la sua importanza: si svolge infatti su un teatro molto esteso. I contrasti sono quasi esclusivamente europei. Tra di essi :

  •          L’antagonismo tra Gran Bretagna e Germania
  •         Alla Francia brucia ancora la sconfitta nella guerra franco-prussiana
  •           La Russia è preoccupata per l’ascesa della Germania sull’asse Berlino-Costantinopoli
  •         L’Italia che non è riuscita a far riconoscere da Vienna i territori che sente propri: Trento, Trieste, la Venezia Giulia e l’Istria occidentale
Già dal 1877 è attivo l’irredentismo, un movimento di opinione che rivendica questi territori come essenziali per il “completamento” dell’unità nazionale. Dunque l’adesione dell’Italia alla Triplice Alleanza (composta da Germania, Austria e la stessa Italia) diventa sempre meno decisa. Ma l’intero sistema di alleanze sembra sul punto di esplodere:
·        La Germania aspira ad unificare sotto di se tutti i popoli di lingua tedesca, anche quello dell’alleato austriaco
·        La Germania guarda con sospetto la Triplice intesa (composta da Francia, Gran Bretagna e Russia) perché in caso di guerra si troverebbe stretta tra Francia e Russia
·        Inghilterra e Francia sono alleate della Russia, un paese arretrato sul piano militare
Il 28 giugno 1914, a Sarajevo, uno studente bosniaco, Gavrilo Princip, assassina l’arciduca Francesco Ferdinando e sua moglie. Nei mesi precedenti all'attentato Princip venne a contatto con una società segreta per l’unificazione nazionale, la Mano nera, che mirava all'autonomia della Bosnia, per diventare parte integrante della Serbia, e con questa organizzazione pianificò l'attentato. Da Berlino anche Guglielmo II chiede la punizione della Serbia, così l’Austria le rivolge un ultimatum formulato in termini tali da essere rifiutato. Belgrado risponde con la ricerca di un compromesso, ma il 28 luglio l’Austria dichiara la guerra. Scatta il meccanismo delle alleanze:
·        La Russia mobilita l’esercito sul confine austriaco; Berlino le dichiara guerra
·        I tedeschi invadono il Belgio e dichiarano guerra alla Francia
·        Gli inglesi intervengono a fianco degli alleati francesi e dichiarano guerra alla Germania
 Prende così avvio la Grande guerra. Solo l’Italia inizialmente rimane neutrale, avvalendosi di una clausola del trattato della Triplice alleanza che prevede la mobilitazione solo in caso di aggressione. Nei confronti della guerra, l’opinione pubblica italiana è divisa: si accende così un dibattito fra neutralisti e interventisti.
·        I neutralisti con Giolitti, che ritengono sufficienti le trattative diplomatiche per ottenere i territori ancora occupati dall’Austria
·        Gli interventisti con Benito Mussolini, tra cui Salandra e Gabriele D’Annunzio, che vogliono entrare in guerra

Mussolini, direttore dal 1912 del quotidiano socialista “Avanti!”, inizialmente è antinterventista, nel novembre del 1914 cambia opinione e fonda un suo giornale, “Il Popolo d’Italia”, con cui dichiara la necessità dell’intervento.  La scelta tra le due alleanze è dunque assai difficile: poiché l’Italia si rifornisce di merci via mare, schierarsi con gli imperi centrali (Germani, Austria e Regno di Bulgaria) potrebbe comportare un blocco navale da parte di Francia e Inghilterra. D’altra parte, neppure rimanere neutrali è facile, in quanto entrambi gli schieramenti possono chiedere all’Italia rifornimenti. Il 26 aprile 1915, Salandra firma il patto di Londra, con il quale si impegna ad entrare in guerra, in cambio ottiene dagli alleati la promessa dell’estensione dei territori italiani al Trentino, Venezia Giulia e Trieste. Il 23 maggio 1915 l’Italia dichiara guerra all’Austria e successivamente la dichiarerà anche alla Germania: al comando  delle forze armate viene posto il generale Luigi Cadorna. Il prolungarsi della guerra spinge gli Stati belligeranti a cercare nuovi alleati: la Turchia (1914) e la Bulgaria (1915) si schierano a fianco della Triplice alleanza (Germania/Austria/Regno di Bulgaria), l’Italia entra in guerra a fianco dell’Intesa seguita da Giappone, Montenegro, Portogallo, Romania (1915), Stati Uniti, Grecia e Cina (1917). Fallita la guerra lampo, le truppe germaniche e quelle franco-inglesi si schierano le une di fronte alle altre, ferme: si passa dunque dalla guerra in movimento alla guerra di posizione. Gli scontri sono numerosi e continui, e prevedono l’utilizzo di armi micidiali. Gli eserciti devono dotarsi di ripari: si scavano dunque le trincee. Gli effetti del conflitto sono avvertiti anche dalla popolazione civile, che viene coinvolta nella guerra perché i Paesi in guerra sono costretti a mobilitare tutte le risorse per sostenere lo sforzo bellico. A causa del blocco navale britannico, la Germania è costretta a sfruttare le risorse delle regioni e quindi una drastica riduzione dei consumi. Grande novità della Prima guerra mondiale è lo sviluppo dell’aviazione, con caccia bombardieri e acquistano fama numerosi piloti come Gabriele D’Annunzio, che sorvola Vienna per gettare manifesti tricolori a favore della causa italiana. Nel 1916 si combatte ormai in tutta Europa. Tutti gli Stati istituiscono il reclutamento obbligatorio. Sul fronte francese hanno luogo due grandi battaglie: quella di Verdun, dove l’esercito francese riesce a frenare l’assalto tedesco e sul fiume Somme dove gli anglo-francesi hanno lanciato una controffensiva; entrambe si risolvono in una carneficina senza portare a risultati concreti. Si torna così alla guerra di posizione. Nella primavera del 1917 si verificarono due eventi decisivi per l’esito della Grande guerra. In Russia scoppiano sommosse popolari; Il malcontento è dovuto all’incapacità dell’impero zarista di assicurare i rifornimenti a entrambi i fronti, esterno e interno. Lo zar Nicola II è costretto ad abdicare e nell’autunno, mentre l’esercito si sfalda, le sommosse si trasformano in una vera rivoluzione. A prendere il potere è il Partito bolscevico, guidato da Vladimir Ulianov, detto Lenin. Il primo atto del nuovo governo è l’uscita del Paese dal conflitto: nel dicembre 1917 viene firmato l’armistizio con la Germania, seguito dal trattato di pace di Brest-Litovsk, con cui la Russia perde Polonia, Estonia, Lettonia, Lituania, Finlandia e riconosce l’Ucraina come Stato indipendente. La chiusura del fronte russo avvantaggia i tedeschi e gli austriaci, che però si trovano davanti un nuovo avversario: gli Stati Uniti, che fino ad ora sono rimasti neutrali. Nel 1916 Wilson comincia a sentire inevitabile l’intervento in guerra. Il casus belli è offerto dalla scoperta di un tentativo diplomatico tedesco di indurre il Messico ad entrare in guerra contro gli Stati Uniti, e nell’aprile del 1917, il Presidente inoltra la dichiarazione di guerra alla Germania. Il 1917 è l’anno più difficile: le condizioni di vita si fanno sempre più dure e i segni del malcontento si leggono ovunque. Il 24 ottobre 1917, divisioni austriache e tedesche attaccano tra Plezzo e Tolmino. L’offensiva sfonda l’esercito italiano, a Caporetto, e tutte le armate italiane sono costrette a una disastrosa ritirata. Il Paese reagisce con fermezza: il generale Armando Diaz sostituisce Cadorna al comando supremo.  L’esercito si riorganizza per continuare a combattere. L’8 novembre, il re incontra i rappresentanti dell’Intesa e riconferma la volontà di continuare la guerra.
Agli inizi del 1918, la guerra non volge a favore degli Alleati. Per la Germania il costo della guerra si è fatto insostenibile: il blocco navale inglese le impedisce di ricevere qualsiasi tipo di rifornimenti. È proprio in questa mancanza che gli storici individuavano la prima causa della sconfitta della Germania. La primavera del 1918 vede gli ultimi attacchi degli austro-tedeschi contro Francia e Italia, ma vengono respinti da entrambi i Paesi. Il 4 novembre 1918 gli italiani apprendono dal generale Diaz che la guerra è finita. L’11 novembre viene firmato l’armistizio; nei giorni successivi la Germania, l’Austria e l’Ungheria si proclamano repubbliche ed è così che finisce la Grande guerra. Terminata la Prima guerra mondiale, nel gennaio del 1919 si riunì a Parigi la Conferenza di pace. Vi parteciparono soltanto i Paesi vincitori: Gran Bretagna, Francia, Italia e Stati Uniti. L’Italia ottenne il Trentino, l’Alto Adige, la Venezia Giulia, Trieste e l’Istria, ma non Fiume, è per questo che si parla di “vittoria mutilata”. Vittorio Emanuele Orlando non riesce a sostenere le richieste italiane con decisione e abbandona Parigi per protesta. La questione di Fiume diviene una bandiera per i nazionalisti italiani: la città verrà occupata nel settembre 1919 dai volontari armati di Gabriele D’Annunzio, sarà dichiarata Stato libero con il trattato di Rapallo ma Gabriele D'Annunzio non si arrende e infine verrà annessa all’Italia. 

Introduzione Progettazione: Zio Sam

Uno dei simboli dell’universo visivo statunitense è l’immagine dello “Zio Sam” che chiama alle armi il popolo. La litografica fu realizzata da James Montgomery Flagg nel 1917. Riprodotta sottoforma di manifesto, ebbe una diffusione di più di 4 milioni di copie e venne impiegata sia nella Prima che nella Seconda guerra mondiale. L’uomo anziano vestito con i colori e i simboli della bandiera statunitense aveva il volto di un fornitore di carne dell’esercito americano, Samuel Wilson, chiamato ironicamente Zio Sam (Uncle Sam) dai soldati che ricevevano i barili di carne con la sigla U.S. (United States).

Progettazione multimediale: Il manifesto

Il manifesto è un foglio di carta stampato che si affigge in un luogo pubblico allo scopo di comunicare qualcosa o fare pubblicità, rappresenta una delle più antiche forme di comunicazione: con la sua presenza caratterizza il volto delle metropoli del XIX secolo e ha costituito il campo d’azione del designer grafico. Gli elementi compositivi di un manifesto sono sei e ognuno di essi ha le proprie funzioni comunicative. Il manifesto è composto da:
·        Il visual ovvero l’immagine
·        Il body copy ovvero il testo
·        L’headline ovvero il titolo pubblicitario di apertura e il baseline, il titolo di chiusura
·        Il trademark cioè il logotipo
·        Il pay off che è il titolo pubblicitario di chiusura che a differenza del baseline, è un vero e proprio leitmotiv che si ripete.
·        Il pack shot che è l’immagine della confezione del prodotto.
Il visual ha la funzione di incorniciare il prodotto: infatti è la visualizzazione del benefit offerto dal prodotto. L’immagine ha il compito di attrarre l’attenzione ed è determinante per il successo dell’annuncio. La componente visuale può essere elaborata: fotograficamente, secondo tecniche di illustrazione e graficamente. Il body copy (testo) è l’elemento che spiega tecnicamente i vantaggi che l’utilizzo del prodotto consente. Il titolo di apertura dell’annuncio svolge il ruolo di incuriosire il lettore. Il trademark ha un ruolo fondamentale perché diffonde un significato oltre lo specifico contesto comunicativo. Il pay off ha la funzione di riepilogo di tutto il messaggio. È evidente quasi quanto l’headline e insieme al titolo, è il “capolavoro” del copywriter. Il pack shot ha una funzione simile al marchio. È importante ribadire la veste grafica del prodotto.

Il manifesto è una forma di comunicazione pubblicitaria il cui scopo consiste nel favorire la conoscenza e la credibilità di un prodotto enfatizzandone le caratteristiche. Il manifesto rappresenta, dunque, una delle numerose forme di advertising. Il designer grafico è tenuto a trasformare un’idea pubblicitaria in un’immagine efficace organizzando i vari elementi. Non è possibile stabilire quale sia l’elemento caratterizzante di un annuncio pubblicitario. L’idea che caratterizza la comunicazione è interpretata dal visualizer, un professionista che le fornirà una prima immagine, seppure abbozzata. Successivamente un grafico sviluppa l’immagine sviluppata dal visualizer definendone i particolari. L’immagine sarà inserita nell’impaginato insieme agli altri elementi di testo. L’impaginato che ne deriva può ancora presentare un testo simulato. La fase finale fornisce la versione definitiva dell’annuncio nelle dimensioni reali. 
I manifesti oggi sono stampati con la stampa Offset.